Promozione di Pratiche di Lavoro Scorrette

Molte discussioni sorgono sul posto di lavoro per quanto riguarda la promozione a un posto esistente, magari dopo il pensionamento o le dimissioni dell’attuale titolare, o anche a un posto di nuova creazione. La maggior parte dei dipendenti ritiene di avere diritto ad una promozione o ad una promozione, perché è già in azienda, è già impiegato in un determinato reparto, o ha ricoperto per un certo numero di anni la posizione immediatamente inferiore a quella aperta alle candidature. priorità sugli altri candidati.

Non è così. Un dipendente non ha alcun diritto legale a essere promosso a un posto superiore. Se ci sono condizioni contenute nel contratto di lavoro che regolano la promozione, allora ovviamente il dipendente potrebbe presentare un reclamo in base a tali condizioni.

La promozione si riferisce all’essere elevato a una posizione più elevata, in genere con un aumento della retribuzione e/o dei vantaggi associati, nonché probabilmente un aumento del dovere e della responsabilità. Può anche riferirsi a un’elevazione di stato.

Il cosiddetto “trasferimento laterale” non è quindi una promozione. Da notare anche il requisito che un datore di lavoro deve agire ingiustamente se si rifiuta di promuovere un lavoratore a una posizione più elevata. Per questo motivo viene definita una pratica lavorativa “sleale”. È impossibile sostenere che un datore di lavoro sia coinvolto in pratiche di lavoro sleali se può dimostrare che la decisione è stata presa in modo equo, ragionevole e legale.

Questo lo rende impegnativo. I dipendenti all’interno dell’azienda presentano spesso più di una candidatura per una posizione. Nell’esaminare le candidature dei dipendenti in servizio, il datore di lavoro terrà ovviamente conto anche di altri fattori quali il registro delle presenze o il curriculum disciplinare del candidato, le capacità gestionali del candidato se il posto vacante comporta una posizione dirigenziale, la lealtà passata del candidato nei confronti dell’azienda, i suoi sforzi per ulteriormente gli obiettivi dell’azienda e altre informazioni pertinenti.

Anche se un datore di lavoro in genere non sarebbe in grado di quantificare tali caratteristiche quando contempla un estraneo, il datore di lavoro prenderebbe naturalmente in considerazione tali criteri per il suo personale attuale. Sarebbe assurdo affermare che il datore di lavoro potrebbe non tenere conto di queste considerazioni nel determinare chi è il candidato più qualificato per la posizione perché così facendo si favorirebbero effettivamente i candidati interni per la posizione.

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